la Festa
dei Ceri
La Festa più bella del mondo
La Festa dei Ceri che si svolge ogni 15 maggio a Gubbio è sicuramente una grande festa di popolo. È un mistero che ha a che fare con il sacro. È un rito miracolosamente preservato, salvato e protetto. Ogni parola sembra fuori posto, quando si parla dei Ceri di Gubbio. L’amore da cui nasce, quello per il patrono Sant’Ubaldo, si è quasi certamente innestato su altri rituali, per alcuni storici e antropologi addirittura risalenti al popolo degli antichi umbri. È sicuramente sopravvissuta a tutto: guerre, emigrazioni, cambiamenti epocali di abitudini e modi di vivere la comunità. Per gli eugubini è la festa più bella del mondo e probabilmente gli eugubini hanno ragione.
Allora, partiamo da questo presupposto, (sapendo di poter essere smentiti, naturalmente): se a Gubbio c’è la festa più bella del mondo, bisogna venire qui il 15 maggio, almeno una volta nella vita.
Non siete mai stati
alla Festa dei Ceri
di Gubbio?
È la prima volta?
Vogliamo aiutarvi con qualche informazione utile. Per capirne il senso, le modalità di avvicinamento, il linguaggio e lo spirito. Ricordatevi che la Festa dei Ceri è una vera festa di popolo e appartiene al popolo di Gubbio, che gelosamente ne custodisce la memoria da almeno mille anni. Come si dice qui, “‘l Cero ‘n se ferma”, cioè il Cero non si ferma, quando corre gli eugubini vanno in una specie di trance e non guardano in faccia a nessuno. Se temete la folla potrete comunque apprezzare la festa, ricavandovi alcuni momenti in orari e luoghi ben precisi, vi guideremo a capire come. La forza impetuosa che emanano i ceraioli e la folla che corre dietro ai Ceri può risultare per alcuni incomprensibile, lo sappiamo. Scegliete di viverla basandovi sulla persona che siete, con la vostra sensibilità.
Se invece amate immergervi in un’umanità festante, così rara da trovare a queste latitudini e in questo periodo storico, non c’è niente di cui avere paura. L’abbraccio delle persone vi proteggerà. La Festa dei Ceri di Gubbio non è una rievocazione storica né una sfilata e tantomeno una gara in senso classico. Non ci sono recinti, non si paga un biglietto, non c’è un palco transennato. Avrete sentito dire che il giorno dei Ceri la gente sembra tutta matta e un po’ è così. Bisogna abbandonare la ragione e la logica e accettare questo: la Festa dei Ceri non si può veramente spiegare, bisogna viverla.
Siete pronti?
Iniziamo allora.
Prima informazione, indispensabile. Consigliamo di prenotare una camera per il 14 maggio con larghissimo anticipo. Fondamentale per vivere tutta l’esperienza in pieno, perché il giorno della Festa si inizia molto presto la mattina e anche perché il 14 maggio alle 19:00 potrete andare in Piazza Grande ad ascoltare il suono del Campanone del Palazzo dei Consoli suonato dai Campanari. Non si può perdere, da quel momento in poi l’atmosfera si accende. Sotto gli arconi che reggono la piazza, in via Baldassini, viene servito il tradizionale “Baccalà alla ceraiola”, bande di suonatori improvvisate girano per la città, nei quartieri si brinda e si balla. Sentirete delle canzoni, facili filastrocche e canzonature, tutta una colonna sonora che si ripeterà poi il giorno dopo durante la sfilata. Sarà un buon modo di iniziare a familiarizzare con gli abitanti e il loro speciale modo di socializzare e scherzare.
Per chi avrà trovato alloggio nel centro storico: alle 5:30 sentirete i tamburi che vanno in giro per la città a dare la sveglia ai Capitani e ai Capodieci. I Capitani sono due. Il Primo Capitano è il comandante della corsa in città, il secondo è il responsabile dell’”Alzata” della mattina e della corsa verso il monte. Durante la giornata li riconoscerete facilmente, perché vanno a cavallo e anticipano sempre l’arrivo dei Ceri. I Capodieci sono tre, uno per ogni Cero. Li distinguerete perché hanno uno stemma sulla camicia con i simboli dei tre santi: Sant’Ubaldo la mitra, San Giorgio l’elmo e Sant’Antonio la fiamma. Sono i responsabili di ogni momento della corsa, ciascuno per il proprio cero e per i propri ceraioli.
© Andrea Cancellotti
Se non vi sarete abbandonati troppo ai bagordi notturni e volete seguire tutto minuto per minuto, il primo appuntamento il 15 mattina è al Cimitero Civico alle 7:00. Ebbene sì, Gubbio rende omaggio ai ceraioli defunti come primo atto di questa lunga giornata. Questo vi fa capire che è una festa che somiglia molto alla vita e ai suoi cicli…
Uscendo dai vostri alloggi, avvicinandovi a piedi o in macchina in prossimità del centro, incontrerete persone di ogni età “vestite”. Indossano pantaloni bianchi, una fascia rossa in vita, camice di colori diversi: giallo, azzurro, nero. E sulle spalle un fazzoletto rosso. Vanno in gruppetti o da soli, qualcuno più lento, altri correndo. Il giallo corrisponde alla devozione per il Patrono Sant’Ubaldo, al quale la Festa è dedicata e che è il primo dei tre Ceri nella corsa (i Ceri non si potranno mai e poi mai sorpassare). L’azzurro è dei devoti al Cero di San Giorgio, che corre dietro a Sant’Ubaldo. Il nero appartiene a Sant’Antonio, il terzo e anche il più pesante tra i tre.
A proposito, i Ceri sono delle strutture di legno piuttosto imponenti, trasportati sulle spalle dai ceraioli raggiungono i 5 metri e pesano circa 300 chili!
L’appartenenza a uno dei tre Ceri non va a quartieri o contrade, come avviene per altre feste tradizionali. Solitamente è familiare, ma non sempre. Solitamente dipende dal padre, ma non sempre. Diciamo che non c’è una regola precisa. Ci sono gruppi più presenti in alcune zone, anche della periferia e delle frazioni, ma in un certo senso il Cero si sceglie. È una sorta di innamoramento. Così potrete fare voi, magari decidendo di indossare una divisa, oppure di comprarvi giusto un fazzoletto rosso da allacciare intorno al collo. Nessuno avrà niente da ridire. Vestirsi da ceraioli non è un’esclusiva di chi materialmente prende il Cero nella corsa. Si vestono donne e bambini, ragazze e ragazzi, gli ospiti della Casa di Riposo Toschi Mosca e dei Centri Diurni, si vestono le persone diversamente abili, persino i neonati. A volte incontrerete anche qualche cagnolino con un fazzoletto rosso legato al collo!
L’appartenenza a uno dei tre Ceri non va a quartieri o contrade, come avviene per altre feste tradizionali. Solitamente è familiare, ma non sempre. Solitamente dipende dal padre, ma non sempre. Diciamo che non c’è una regola precisa. Ci sono gruppi più presenti in alcune zone, anche della periferia e delle frazioni, ma in un certo senso il Cero si sceglie. È una sorta di innamoramento. Così potrete fare voi, magari decidendo di indossare una divisa, oppure di comprarvi giusto un fazzoletto rosso da allacciare intorno al collo. Nessuno avrà niente da ridire. Vestirsi da ceraioli non è un’esclusiva di chi materialmente prende il Cero nella corsa. Si vestono donne e bambini, ragazze e ragazzi, gli ospiti della Casa di Riposo Toschi Mosca e dei Centri Diurni, si vestono le persone diversamente abili, persino i neonati. A volte incontrerete anche qualche cagnolino con un fazzoletto rosso legato al collo!
Ognuno a suo modo, per partecipare, con i colori e con il cuore.
© Giampaolo Pauselli
Se volete prendere la messa dei ceraioli trovatevi alle 8:00 davanti alla chiesa dei Muratori. Da qui parte il Corteo dei Santi fino a Piazza Grande. Potrete partecipare, osservare e forse verrete anche invitati a mangiare una fetta di ciambelotto e a bere un bicchiere di vino schietto nell’androne di qualche casa.
Tra le 9:00 e le 10:00 tanta gente si raduna in Borgo Santa Lucia per prendere il mazzolino di fiori, che i ceraioli annodano al fazzoletto rosso. Il mazzolino è un dono carico di significato e di gratitudine. Sarà difficile riuscire a prenderlo, se non siete di Gubbio, ma può sempre capitare.
La sfilata dei ceraioli inizia alle 10:00 da Porta Castello e percorre tutta la città fino a Piazza Grande. Si sfila nell’ordine stabilito: primi i ceraioli di Sant’Ubaldo, poi quelli di San Giorgio e poi quelli di Sant’Antonio. Questo è il momento dei canti. Sentirete il “Tazzilleri”, “Primavera baciata dal sole”, “San Giorgio San Giorgio”, “Quel mazzolin di fiori”, “Fazzoletto puntato davanti” e “Da ‘ste finestre basse saranno ‘ste ragazze”… Si imparano subito, sarà facile aggregarvi, se lo vorrete, la sfilata è aperta a tutti, ma è bene indossare la divisa.
Se volete prendere la messa dei ceraioli trovatevi alle 8:00 davanti alla chiesa dei Muratori. Da qui parte il Corteo dei Santi fino a Piazza Grande. Potrete partecipare, osservare e forse verrete anche invitati a mangiare una fetta di ciambelotto e a bere un bicchiere di vino schietto nell’androne di qualche casa.
Tra le 9:00 e le 10:00 tanta gente si raduna in Borgo Santa Lucia per prendere il mazzolino di fiori, che i ceraioli annodano al fazzoletto rosso. Il mazzolino è un dono carico di significato e di gratitudine. Sarà difficile riuscire a prenderlo, se non siete di Gubbio, ma può sempre capitare.
La sfilata dei ceraioli inizia alle 10:00 da Porta Castello e percorre tutta la città fino a Piazza Grande. Si sfila nell’ordine stabilito: primi i ceraioli di Sant’Ubaldo, poi quelli di San Giorgio e poi quelli di Sant’Antonio. Questo è il momento dei canti. Sentirete il “Tazzilleri”, “Primavera baciata dal sole”, “San Giorgio San Giorgio”, “Quel mazzolin di fiori”, “Fazzoletto puntato davanti” e “Da ‘ste finestre basse saranno ‘ste ragazze”… Si imparano subito, sarà facile aggregarvi, se lo vorrete, la sfilata è aperta a tutti, ma è bene indossare la divisa.
Arrivare in Piazza Grande con la sfilata è bellissimo, sappiate però che la troverete già stracolma di gente, quindi se volete comunque vedere l’Alzata ma avete bisogno dei vostri tempi per abituarvi alla folla, vi consigliamo di andarci già da prima e cercare un posto defilato e possibilmente con un po’ d’ombra (se fa caldo l’attesa può essere faticosa). Riducete gli ingombri al minimo.
Il Comune di Gubbio è sempre molto attento a dare informazioni in questo senso, ci sono alcune regole da rispettare per partecipare in sicurezza all’Alzata dei Ceri, che è un momento spettacolare, meraviglioso e da vedere, per capire il significato profondo della Festa.
La preparazione dell’Alzata è un rito, accadono azioni che probabilmente non riuscirete a vedere, a meno che non vi troviate proprio a ridosso della “Scalea” del Palazzo oppure sotto i Ceri, ma lì ci stanno i ceraioli, meglio evitare… I Ceri vengono “assemblati” in piazza di fronte al popolo festoso che segue tutto nei minimi dettagli con incitazioni e grida. Passano momenti di attesa. L’energia che sprigiona questa piazza protesa verso il cielo negli attimi prima dell’Alzata ha dell’incredibile. La piazza gremita di persone diventa un solo corpo, una sola voce, un solo pensiero. I Ceri sono pronti, i capodieci sollevano le brocche e le gettano tra la gente. Se vi trovate proprio lì in mezzo vuol dire che siete matti come gli eugubini, quindi niente di strano se vedrete gente che si accapiglia per mettersi in tasca un frammento di brocca rotta…
I Ceri fanno tre girate (l’ultimo, Sant’Antonio, sempre una in più) e poi inizia la “Mostra”. Non è ancora la corsa, diciamo che è un momento rilassato, ogni cero segue un suo percorso, si va a rendere omaggio ai vecchi capodieci o in luoghi simbolici. È anche un momento affettuoso e commovente, il Cero viene avvicinato e toccato, qualche anziano si mette sotto la stanga, anche le donne in questo momento possono provare a “dare una spallata”.
Quindi voi andrete in giro, potrete riposarvi in qualche ristorante oppure stare nella Piazzetta di Sant’Antonio (Piazza Oderisi) per un aperitivo o un panino. Diverse bande musicali girano per la città, i momenti per balli e feste sono disseminati ovunque. Camminando per strade e vicoli vedrete tante “taverne” improvvisate, porte di casa aperte. Ovunque qualcuno offre bicchieri di vino. Cercate di attaccare bottone con gli autoctoni, se avrete un po’ di “coionarella” (capacità di stare al gioco e alla battuta) riceverete tanto calore umano, è assicurato!
Arrivare in Piazza Grande con la sfilata è bellissimo, sappiate però che la troverete già stracolma di gente, quindi se volete comunque vedere l’Alzata ma avete bisogno dei vostri tempi per abituarvi alla folla, vi consigliamo di andarci già da prima e cercare un posto defilato e possibilmente con un po’ d’ombra (se fa caldo l’attesa può essere faticosa). Riducete gli ingombri al minimo.
Il Comune di Gubbio è sempre molto attento a dare informazioni in questo senso, ci sono alcune regole da rispettare per partecipare in sicurezza all’Alzata dei Ceri, che è un momento spettacolare, meraviglioso e da vedere, per capire il significato profondo della Festa.
La preparazione dell’Alzata è un rito, accadono azioni che probabilmente non riuscirete a vedere, a meno che non vi troviate proprio a ridosso della “Scalea” del Palazzo oppure sotto i Ceri, ma lì ci stanno i ceraioli, meglio evitare… I Ceri vengono “assemblati” in piazza di fronte al popolo festoso che segue tutto nei minimi dettagli con incitazioni e grida. Passano momenti di attesa. L’energia che sprigiona questa piazza protesa verso il cielo negli attimi prima dell’Alzata ha dell’incredibile. La piazza gremita di persone diventa un solo corpo, una sola voce, un solo pensiero. I Ceri sono pronti, i capodieci sollevano le brocche e le gettano tra la gente. Se vi trovate proprio lì in mezzo vuol dire che siete matti come gli eugubini, quindi niente di strano se vedrete gente che si accapiglia per mettersi in tasca un frammento di brocca rotta…
I Ceri fanno tre girate (l’ultimo, Sant’Antonio, sempre una in più) e poi inizia la “Mostra”. Non è ancora la corsa, diciamo che è un momento rilassato, ogni cero segue un suo percorso, si va a rendere omaggio ai vecchi capodieci o in luoghi simbolici. È anche un momento affettuoso e commovente, il Cero viene avvicinato e toccato, qualche anziano si mette sotto la stanga, anche le donne in questo momento possono provare a “dare una spallata”.
Quindi voi andrete in giro, potrete riposarvi in qualche ristorante oppure stare nella Piazzetta di Sant’Antonio (Piazza Oderisi) per un aperitivo o un panino. Diverse bande musicali girano per la città, i momenti per balli e feste sono disseminati ovunque. Camminando per strade e vicoli vedrete tante “taverne” improvvisate, porte di casa aperte. Ovunque qualcuno offre bicchieri di vino. Cercate di attaccare bottone con gli autoctoni, se avrete un po’ di “coionarella” (capacità di stare al gioco e alla battuta) riceverete tanto calore umano, è assicurato!
La corsa inizia alle 18:00. Il consiglio è di aspettare in corso Garibaldi già dalle 17:00. Mettetevi sotto le loggette se vi fa paura la folla. Da lì potrete comunque veder passare i Ceri in corsa. Bisogna comprendere che la corsa non si può vedere tutta, ma solo brevi momenti, rapidi e fulminei passaggi. A un certo punto, se siete sul corso, vedrete passare la processione della Statua di Sant’Ubaldo. Tutto l’amore della città di Gubbio per il patrono, autentico e appassionato, si riversa nel canto struggente “O lume della fede”.
A un certo punto i due Capitani si fanno largo al galoppo seguiti dal Trombettiere e dall’Alfiere. La corsa ha inizio.
Da questo momento fino alla salita al monte potrete scegliere di appostarvi in luoghi diversi della città per vederli passare. I Ceri si fermano in più punti del centro storico per dare modo alle “mute” dei ceraioli di sistemarsi. La “muta” è una squadra di sedici uomini che si danno il cambio portando il Cero. La corsa infatti funziona come una staffetta, le “mute” si passano il Cero in corsa fino a raggiungere la Basilica di Sant’Ubaldo passando per gli stradoni del monte. A volte può accadere che uno dei ceri cada. Può succedere, ma sono eventi rari e in ogni caso non è mai successo nella loro lunga storia che le cadute abbiano provocato incidenti gravi.
Molte persone scelgono di andare direttamente sul monte ad attenderli. Si può salire in funivia, con un po’ di pazienza perché ci possono essere code anche lunghe, oppure a piedi. Una passeggiata su strada sterrata in salita di circa due chilometri, non troppo impegnativa. L’arrivo dei Ceri in Basilica è uno dei momenti più emozionanti. Qui i ceraioli danno libero sfogo al loro amore per gli ultimi momenti prima di riposizionarli all’interno, lì dove resteranno fino alla prima domenica di maggio dell’anno successivo, quando verrano riportati in città.
La corsa inizia alle 18:00. Il consiglio è di aspettare in corso Garibaldi già dalle 17:00. Mettetevi sotto le loggette se vi fa paura la folla. Da lì potrete comunque veder passare i Ceri in corsa. Bisogna comprendere che la corsa non si può vedere tutta, ma solo brevi momenti, rapidi e fulminei passaggi. A un certo punto, se siete sul corso, vedrete passare la processione della Statua di Sant’Ubaldo. Tutto l’amore della città di Gubbio per il patrono, autentico e appassionato, si riversa nel canto struggente “O lume della fede”.
A un certo punto i due Capitani si fanno largo al galoppo seguiti dal Trombettiere e dall’Alfiere. La corsa ha inizio.
Da questo momento fino alla salita al monte potrete scegliere di appostarvi in luoghi diversi della città per vederli passare. I Ceri si fermano in più punti del centro storico per dare modo alle “mute” dei ceraioli di sistemarsi. La “muta” è una squadra di sedici uomini che si danno il cambio portando il Cero. La corsa infatti funziona come una staffetta, le “mute” si passano il Cero in corsa fino a raggiungere la Basilica di Sant’Ubaldo passando per gli stradoni del monte. A volte può accadere che uno dei ceri cada. Può succedere, ma sono eventi rari e in ogni caso non è mai successo nella loro lunga storia che le cadute abbiano provocato incidenti gravi.
Molte persone scelgono di andare direttamente sul monte ad attenderli. Si può salire in funivia, con un po’ di pazienza perché ci possono essere code anche lunghe, oppure a piedi. Una passeggiata su strada sterrata in salita di circa due chilometri, non troppo impegnativa. L’arrivo dei Ceri in Basilica è uno dei momenti più emozionanti. Qui i ceraioli danno libero sfogo al loro amore per gli ultimi momenti prima di riposizionarli all’interno, lì dove resteranno fino alla prima domenica di maggio dell’anno successivo, quando verrano riportati in città.
In sintesi, rivolgendoci a voi visitatori, sappiate che questa è una festa impegnativa se la si vuole vivere al cento per cento, si cammina molto, ci si può trovare in certi momenti stretti tra la folla, ma può essere vissuta anche con calma, non bisogna fare tutto o correre dietro a tutto, dipende dalle età della vita e dagli interessi che avete. A volte i ceraioli vi potranno sembrare un po’ bruschi, ma vanno capiti. Fateli passare, cedete loro il passo, pazienza se spingeranno, devono andare a posizionarsi per le mute, non ce l’hanno con nessuno…
Portare il Cero in corsa non è facile. È un atto d’amore e di responsabilità generoso verso un’intera comunità, perché porta avanti una memoria che non vuole andare perduta.
Per garantire la continuità di questa tradizione nel tempo e sancire un legame indissolubile tra la comunità e i Ceri, Gubbio ha avuto la lungimiranza di organizzare la Festa dei Ceri Mezzani (prima domenica dopo il 17 maggio) e dei Ceri Piccoli (2 giugno). I Ceri sono riprodotti in scala ridotta, adatti a essere portati dai bambini e dagli adolescenti. Il rito è identico, dall’Alzata all’arrivo in Basilica.
In sintesi, rivolgendoci a voi visitatori, sappiate che questa è una festa impegnativa se la si vuole vivere al cento per cento, si cammina molto, ci si può trovare in certi momenti stretti tra la folla, ma può essere vissuta anche con calma, non bisogna fare tutto o correre dietro a tutto, dipende dalle età della vita e dagli interessi che avete. A volte i ceraioli vi potranno sembrare un po’ bruschi, ma vanno capiti. Fateli passare, cedete loro il passo, pazienza se spingeranno, devono andare a posizionarsi per le mute, non ce l’hanno con nessuno…
Portare il Cero in corsa non è facile. È un atto d’amore e di responsabilità generoso verso un’intera comunità, perché porta avanti una memoria che non vuole andare perduta.
Per garantire la continuità di questa tradizione nel tempo e sancire un legame indissolubile tra la comunità e i Ceri, Gubbio ha avuto la lungimiranza di organizzare la Festa dei Ceri Mezzani (prima domenica dopo il 17 maggio) e dei Ceri Piccoli (2 giugno). I Ceri sono riprodotti in scala ridotta, adatti a essere portati dai bambini e dagli adolescenti. Il rito è identico, dall’Alzata all’arrivo in Basilica.
© Paolo Tosti
“Arrivo presto quella prima volta e mi appoggio al muro sotto la statua. C’era gente ma ancora non era folla. Poi c’era folla ma ancora non era massa compatta, che poi all’improvviso alla vista dei Ceri si è fatta compressa fino a oltrepassare il confine dei singoli corpi… Non ero più io, ma una particella trascurabile di un noi sovrumano… Un corpo collettivo che ti accompagna, anzi ti sostituisce per tutto un lungo inseguimento… su per la salita tagliando i tornanti per non farsi mai superare, in modo da arrivare tutti prima dell’arrivo e dell’entrata e della chiusura e dei giri del chiostro e della messa in riposo e in trionfo dei Ceri. Infine il ritorno frastornato e stonato in discesa, verso la città e dentro se stessi, man mano riprendendo fiato e il senso di un io che si era dimenticato. Un io che lentamente si rimpossessa del suo corpo, ma non ancora dell’anima che pare rimasta lassù…”
Piergiorgio Giacché, antropologo